martedì 23 aprile 2024
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La nostalgia di un campione

Valerio Anghetti è stato un pilota motociclistico italiano dal 1997 al 2012 nei campionati nazionali ed europei con una partecipazione al mondiale con la classe 250, esempio unico ad Ostia.


La nostalgia di un campione


L'incontro con Valerio Anghetti, ostiense DOC, significa capire quanto lo sport sia importante per uno sportivo, sia linfa vitale e necessità fondamentale.
“Tutto è iniziato con una Aprilia Sport production acquistata in negozio”, ci dice Valerio, “mi allenavo direttamente in gara, visto l’impossibilità di avere piste vicine”.
Un talento innato grazie al quale il pilota è potuto diventare due volte vice campione italiano della 250, “anche se purtroppo erano anni in cui c’erano i veri campioni, come Manuel Poggiali, due volte campione del mondo, nel 2001 in classe 125 e nel 2003 in 250 e Marco Melandri, campione del mondo della classe 250 nel 2002. Eravamo tantissimi, tanto da dover fare le batterie di gara. Adesso i piloti sono un terzo purtroppo.”

Che tipo di preparazione fisica facevi?
Avevamo una sorta di personal trainer, un professore della Federazione Motociclistica Italiana che ci forniva schede di preparazione.

Essendo stato tra gli unici a Ostia ad aver gareggiato a così alti livelli, le persone ti riconoscevano?
Grazie ai mass-media locali i miei risultati sportivi sono sempre stati messi in primo piano, per fortuna.

Quali erano le emozioni quando entravi in pista?
L’emozione era tanta e adesso a qualche anno di distanza dal mio ritiro soffro la mancanza di quello stress: gli attimi prima della gara, la preparazione fin dal lunedì, l’ossessione del meteo. Mi manca anche la velocità: nella Stock 1000 ho raggiunto anche i 300 km/h. Era anche l’incoscienza giovanile, adesso non ho neanche uno scooter.
Mi manca tutto di questo sport, anche perché sapevo fare bene solo quello: ora faccio molta fatica nel vivere. Mi sarebbe piaciuto continuare a rimanere in quel mondo, che però ha vissuto una crisi dal 2010 e ciò non ha permesso di trovare un posto per me e purtroppo non mi ero preparato un piano B.

Hai mai pensato di creare una scuola locale per giovani?
Non ci ho mai pensato perché credo di non essere in grado di trasmettere la mia tecnicità: io sono salito a 16 anni in moto e ho fatto tutto da solo.

Quando il motociclismo è diventato come lo conosciamo ora?
In realtà il salto di questo sport c’è stato intorno agli anni 2000 quando il motore a due tempi è andato a sparire, sostituito da quello a quattro tempi, sia in Moto 2 che in Moto 3 senza considerare i motori della Moto GP.

La tua nostalgia per il mondo del motociclismo ti ha portato a realizzare un libro fotografico che ripercorre la tua carriera?


La nostalgia di un campione


“Si il libro nasce per non dimenticare, anche perché ad Ostia quello che potevo fare è stato il massimo. Sono riuscito sì ad emergere ma ho sempre combattuto con chi era troppo più forte di me.”

Papà Bruno è sempre stato vicino al figlio: “Valerio è stato un bravo pilota ed un ottimo collaudatore e si è scontrato in un mondo difficile. Se iniziasse ora probabilmente diventerebbe Campione del mondo."

Come ha vissuto da papà tutti questi anni di carriera?
Bruno mostrandomi i suoi capelli bianchi risponde così: “Si soffre, perché ogni volta che si sale su due ruote è pericoloso. Negli ultimi anni, soprattutto dopo la morte di Simoncelli, che per un anno corse con Valerio, le piste sono diventate sempre più pericolose. Ad Assen nel 2002 Valerio fece una brutta caduta tanto che lo diedero per morto. Rimase 5 ore in coma e lo trasportarono in elicottero al più vicino ospedale. Comunque gli ospedali li ho visitati tutti, dalla Svezia alla Germania.

E durante le gare?
“Molto emozionante: guardavo solo lui. Vedevo la sua gara, a prescindere dal risultato. Se poi stava davanti era ancora più bello. Purtroppo gli mancava quell’un per cento per farlo diventare un fenomeno.”
Valerio si definisce infatti un animale da gara, quel pilota che sta in sempre corsa ma non sta mai davanti.
La stoffa del campione comunque è genetica: la mamma di Valerio è stata campionessa regionale di Rally gruppo N.

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