
Ostia e il suo cuore verde: il Parco 25 Novembre 1884
A Ostia ci sono luoghi che non hanno bisogno di targhe per essere riconosciuti
A Ostia ci sono luoghi che non hanno bisogno di targhe per essere riconosciuti. Il Parco 25 Novembre 1884 – che molti continuano a chiamare con affetto “la Pinetina” o semplicemente Er Parco de Pietro Rosa– è uno di questi. Non è solo un polmone verde, ma una macchina del tempo: basta entrarci per ritrovarsi tra le voci dell’infanzia, i passi incerti dell’adolescenza e le chiacchiere leggere di gioventù.
Quante volte, per esempio, da piccolo ho bevuto a questa fontanella mentre pattinavo sulla pista del parco di Pietro Rosa…ah che ricordi!
Il nome del parco ricorda la data della bonifica del Litorale Romano, iniziata il 25 novembre 1884, quando i primi operai ravennati giunsero nelle paludi ostiensi per trasformarle in terra abitabile. Un richiamo alla memoria storica che convive con le memorie personali di chi, tra quei pini, ha giocato, riso, sognato e magari anche bisticciato.
Gioia, nata nel 1943, così lo ricorda: "Ho avuto un’infanzia meravigliosa: di fronte casa avevamo la pineta, l’attuale parco di via Pietro Rosa. Qui andavamo tutti a giocare. Facevamo i vestiti con le foglie del pioppo e le legavamo con gli aghi di pino."
Tra i ricordi che più brillano invece in me c’è quello di un paio di pattini a rotelle arrivati dall’America. Non erano pattini qualsiasi: avevano lo stivaletto tutto colorato, una piccola meraviglia che mio padre fece arrivare grazie ad un amico. Da quel giorno, la pista del parco di Pietro Rosa divenne una seconda casa. Ore intere passate a girare, cadere, rialzarsi, ridere con gli amici. Ogni curva era un’avventura, ogni scivolata una lezione, ogni giro completato una conquista che restava impressa come un piccolo trionfo personale.
Chi ci è cresciuto ricorda bene anche le corse sui vialetti, le partite improvvisate, i pomeriggi passati sulle panchine a condividere segreti che parevano importantissimi. Il Parco era rifugio e palcoscenico: c’era chi ci andava per nascondersi, chi per farsi vedere. E spesso funzionava per entrambe le cose.
Con il tempo il Parco è cambiato: giochi rinnovati, nuove aree sistemate, interventi di manutenzione che ogni tanto sorprendono i nostalgici – un po’ come quando si scopre che la fontanella che da ragazzi sembrava eterna in realtà è stata sostituita. Ma lo spirito resta intatto. Sotto quei pini, l’aria profuma ancora di estate, di erba tagliata e di attese infinite.
Quanto è bello vedere tanti giovani giocare a basket e pallavolo, bambini sulle altalene e sulla pista di pattinaggio. (Vedi qui al Link)
La sera, tra le luci soffuse e i rumori lontani di motorini e risate, il Parco diventa quasi confidenziale. Le panchine si trasformano in diari muti, gli alberi in custodi discreti. E ogni visita è un ritorno a sé stessi, un po’ malinconico e un po’ ironico: perché si cresce, si cambia, ma certe radici restano lì, incastonate nella terra ostiense.
Il Parco 25 Novembre 1884 non è solo un luogo. È una promessa che la città fa a chi la vive: quella di custodire la memoria e di restituirla, ogni volta, con un sorriso, un sospiro e magari il ricordo di un paio di pattini colorati che continuano a girare, invisibili, lungo la pista dei giorni felici.
di Aldo Marinelli del 27 settembre 2025