
Viale Ernesto Orrei, la strada che non si arrende
C’è una via a Ostia che non ama farsi notare. Non è lo struscio di via delle Baleniere, né il brulichio del lungomare.
C’è una via a Ostia che non ama farsi notare. Non è lo struscio di via delle Baleniere, né il brulichio del lungomare. È Viale Ernesto Orrei, un nome lungo per una strada che per anni è stata corta di attenzioni. Eppure, dietro quel cartello un po’ stinto c’è una storia che mescola benefattori dimenticati, caserme blindate e cittadini che, piano piano, se la stanno riprendendo.
Il viale porta il nome di Ernesto Orrei (1873-1950), benefattore della Colonia profilattica antitubercolare del Lido. Un uomo che ha dato, e che Roma ha ringraziato con un viale. Peccato che, per decenni, quel viale sia rimasto più una cerniera che una passeggiata: per un periodo persino inglobato nei confini della caserma della Guardia di Finanza del Due Giugno, con cancelli, controlli e la sensazione che la strada appartenesse a chi ci lavorava, non a chi ci abitava.
Poi il tempo ha fatto il suo mestiere, e con esso le radici degli alberi che hanno spaccato l’asfalto. I marciapiedi hanno iniziato a parlare più di abbandono che di città di mare. Ma, come nelle migliori favole urbane, il Parco Dieci Giugno, con le sue transenne cigolanti e le panchine sgangherate, ha cominciato ad attrarre sportivi, famiglie, ragazzi e anziani, persone che scelgono di dimenticare le buche per ascoltare il canto degli uccelli sopra i pini.
C’è un’ironia sottile in tutto questo: una strada nata nel nome della salute pubblica, dimenticata dalle istituzioni, restituita dal basso alla sua funzione più nobile, quella di luogo di riposo e di incontro. Non è poco, in tempi in cui spesso si lotta per ogni metro di spazio urbano.
Viale Ernesto Orrei non si è arreso. Ha aspettato in silenzio e, come certi personaggi secondari che finiscono per rubare la scena, oggi si concede il lusso di tornare protagonista. Con discrezione, certo, ma anche con la tenacia di chi sa che la bellezza, a volte, nasce proprio nei posti dimenticati.
Ma chi era Ernesto Orrei, il giurista coraggioso e benefattore di Ostia che sfidò il Fascismo?
Nato nel 1873, Ernesto Orrei si affermò come una mente brillante nel mondo accademico, diventando libero docente di Diritto Costituzionale all'Università di Roma dal 1905 al 1937. La sua carriera, però, subì una brusca battuta d'arresto con l'ascesa del fascismo. Fedele ai suoi principi democratici, aderì all'Unione Nazionale di Giovanni Amendola, un movimento politico apertamente antifascista.
Questa scelta coraggiosa gli costò cara: il regime lo mise ai margini, allontanandolo dalla vita pubblica e accademica. Ma fu proprio negli anni più bui che il carattere di Orrei emerse con più forza.
Mentre le leggi razziali del 1938 epuravano i docenti ebrei dalle università italiane, Orrei fu una delle pochissime voci non ebree a levarsi pubblicamente in loro difesa. Un gesto di straordinario coraggio in un'epoca dominata dalla paura e dall'indifferenza, che testimonia la sua profonda integrità morale e il suo incrollabile senso di giustizia.
Lontano dalle aule universitarie, Orrei dedicò le sue energie alla filantropia. Il suo legame con Ostia si consolidò in modo particolare grazie al suo impegno come generoso benefattore della Colonia profilattica antitubercolare, un'istituzione fondamentale per la salute dei bambini del litorale in un'epoca in cui la tubercolosi era una piaga diffusa. Grazie al suo contributo, la colonia ampliò la sua capacità e la qualità delle cure.
Scomparso nel 1950, Ernesto Orrei lascia in eredità l'esempio di un uomo che ha saputo unire rigore intellettuale, coraggio politico e generosità d'animo.
di Aldo Marinelli del 26 settembre 2025